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Dalle banche sempre più ostacoli per i richiedenti e adesso vogliono anche il certificato dei contributi versati

Mutui, arriva il grande fratello contributivo


Sulla possibilità di concedere un mutuo le banche sono sempre più restie, continuano ad essere diffidenti e raccolgono sempre più informazioni sui richiedenti. Non bastano i dati anagrafici, il numero di persone a carico, l'occupazione, il reddito, la dichiarazione di non avere debiti e, come di recente richiesto da Bnl, anche il certificato Inps: il fine sarebbe controllare se il richiedente è in linea con i contributi. Il documento Inps richiesto registra tutti i contributi, dall'ingresso nel mondo del lavoro in poi. A tal proposito, il rischio è che, in base a quanto versato, il mutuo potrebbe anche non essere concesso. Si tratta di una vera e propria rivoluzione, una sorta di "grande fratello contributivo" per aspirare ad acquistare una casa.
Per verificare la solidità contributiva, ai dipendenti bastava fornire una dichiarazione del datore di lavoro sull'anzianità di servizio, l'originale dell'ultimo cedolino dello stipendio e una copia del CUD. Per i lavoratori autonomi, oltre al modello Unico, anche una copia di bilancio, la ricevuta di pagamento delle imposte e la fotocopia degli estratti conto bancari degli ultimi mesi. La mole di documenti da presentare per ottenere un mutuo oggi è già abbastanza cospicua: documento di identità, codice fiscale, certificato di residenza, stato di famiglia, certificato di nascita, copia del permesso di soggiorno per gli extracomunitari, certificato di stato libero o estratto per riassunto dell'atto di matrimonio, eventuale sentenza di separazione o divorzio. Seguendo la strada di Bnl, gli istituti vorranno controllare anche i contributi, con il rischio di dire addio ad un mutuo, magari, a causa di un disguido tecnico o per un ritardo del proprio datore di lavoro. Il risultato? Ancora ostacoli all'accesso al credito, già considerato un miraggio. E intanto solo una domanda su venti va a buon fine.

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