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È l’oggetto del disegno di legge presentato all’Ars dal M5S
No al pignoramento della prima casa
Un disegno di legge contro la pignorabilità della prima casa è stato presentato dai deputati del M5S all’Assemblea regionale siciliana, e ha l’obiettivo di diventare legge nazionale attraverso lo strumento della “legge voto”.
«La materia trattata - spiega Vanessa Ferreri, prima firmataria del ddl - è di competenza nazionale, spetta cioè a Camera e Senato legiferare a tal proposito, ma grazie alla legge-voto, abbiamo oggi la grande occasione di spingere il Parlamento nazionale su questo terreno, specie se dietro ci verranno, come speriamo, altri consigli regionali, con approvazione di ddl analoghi. Su questo punto non penso possano esserci steccati partitici, la prima casa non si pignora». Le azioni finora messe in atto dal Governo nazionale sono giudicati piuttosto blandi dal Movimento 5 Stelle. «Con il “decreto del Fare” - afferma Ferreri - il governo Letta ha introdotto alcune flebili disposizioni relative agli enti di riscossione dei tributi, Equitalia prima fra tutte, ma nella realtà dei fatti il decreto si limita solamente a sorvolare parzialmente quello che è il vastissimo campo dei problemi e delle vessazioni che oggi perseguitano i cittadini e che hanno portato, anche a gesti estremi. Personalmente, mi sento di dedicare questa iniziativa a Giovanni Guarascio, imprenditore vittoriese che il 21 maggio di quest’anno, davanti ad una situazione non più sostenibile, ha cercato e trovato nella morte l’unica via d’uscita».
Il disegno di legge presentato dai “grillini”, nasce grazia collaborazione dell’amministrazione comunale di Ragusa e di centinaia di sindaci di tutta Italia, da Catania a Modena, da Napoli a Bologna. Contributi sono arrivati anche da Libera e Avviso Pubblico, pieno consenso ha espresso anche la Conferenza Episcopale Siciliana.
L’idea, però, non si ferma solo sull’esproprio della prima casa ma si vuole estendere il divieto di espropriazione immobiliare anche all’unico immobile di sua proprietà legato all’esercizio della professione. «È evidente, infatti - conclude Vanessa Ferreri - che le due cose siano indissolubilmente collegate. A ben poco serve preservare la casa se si aggrediscono poi gli immobili e il patrimonio che permettono al cittadino di lavorare. Persi quei beni e quindi il lavoro, per il cittadino sarà impossibile uscire dalla morsa delle inadempienze creditizie e della disperazione sociale che nel 2012 ha colpito più di 45 mila persone».
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