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Lo determina un parere tecnico-legale del Ministero che invita alla compensazione
Strisce blu, nessuna multa se il ticket è scaduto
Ma i Comuni ignorano la norma per fare cassa
Le strisce blu sono una delle peggiori dannazioni degli automobilisti italiani. Non c’è uno di loro che non possa vantare una multa per avere posteggiato in esse in maniera non conforme alle regole: cioè non avere esposto sul cruscotto il ticket per la sosta oppure averlo fatto scadere. La grande novità riguarda proprio quest’ultimo caso. In questo caso la multa è assolutamente illegale. Al massimo si può richiedere il pagamento del periodo che rimane scoperto. Lo ha decretato nel marzo 2010 un parere tecnico-legale diffuso dal Ministero dei Trasporti e della Infrastrutture.
Ecco il testo del Dipartimento per i Trasporti, la Navigazione e i sistemi Informativi e Statistici - Direzione Generale per la Sicurezza Stradale - Divisione II, protocollo n. 25783, a firma dell’ingegnere Sergio Dondolini: «Se la sosta» - si legge nel documento - «viene effettuata omettendo l’acquisto del ticket orario, deve essere necessariamente applicata la sanzione... Se invece viene acquistato il ticket, ma la sosta si prolunga oltre l’orario di competenza non si applicano sanzioni ma si dà corso al recupero delle ulteriori somme dovute, maggiorate dalle eventuali penali stabilite da apposito regolamento comunale, ai sensi dell’art. 17 c. 132 della legge n. 127/1997. A parere di questo Ufficio in caso di omessa corresponsione delle ulteriori somme dovute, l’ipotesi prospettate da codesto Comune, di applicare la sanzione di cui all’art. 7 c. 15 del Codice, non è giuridicamente giustificabile, in quanto l’eventuale evasione tariffaria non configura violazione alle norme del Codice, bensì una inadempienza contrattuale, da perseguire secondo le procedure “jure privatorum” a tutela del diritto patrimoniale dell’ente proprietario o concessionario... ».
Pareri di questo tipo, a differenza delle sentenze dei giudici di pace che non costituiscono giurisprudenza in senso stretto, in mancanza di una specifica normativa diventano vincolanti.
Una norma, dunque, perfettamente conosciuta da comuni, vigili urbani e ausiliari del traffico che è stata volontariamente e colpevolmente ignorata per continuare a fare cassa con le multe. Infatti, pochi minuti di sforamento vengono a volte a costare più di 40 euro.
Una volta subita la multa, l’automobilista è costretto a fare ricorso (entro 30 giorni) al Giudice di Pace, pagano circa 38 euro, ed affrontare il giudizio. Esiste anche la possibilità di ricorrere al Prefetto (entro 60 giorni) ma con tempi lunghissimi e procedure burocratiche complicate. Finisce che anche quei pochi che conoscono le norme preferiscano pagare per evitare di ricevere nei mesi successivi una cartella esattoriale con l’importo della multa aumentato in maniera esponenziale.
Lo ha anticipato a Radiocor Pierluigi Bellini, l’associate director di Ihs Global Insight
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