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Il nuovo movimento è il frutto dell'accordo tra varie categorie dell'isola

Una "Forza d'urto" per i diritti della Sicilia

Blocco totale del trasporto dal 16 al 20 gennaio

è nato il Movimento "Forza d'urto" nato dall'unione di diverse forze produttive dell'isola e, questa mattina, Giuseppe Richichi, presidente degli Autotrasportatori dell'Aias, Mariano Ferro, leader del "Movimento dei Forconi", Fabio Micalizzi, rappresentante dei pescatori siciliani, Sebastiano Fortunato, presidente del Consorzio di tutela Igp Pomodoro di Pachino, Armando Albanse, presidente degli agrumicultori, hanno avanzato quelle che sono considerate le richieste di base da fare al governo nazionale.
Innanzitutto l'eccessivo costo del carburante, fortemente condizionato dall'aumento vertiginoso delle accise, la mancanza di regolamentazione dei pagamenti della committenza, il cartello imposto dalle Compagnie Assicurative, una rete infrastrutturale inadeguata.
Per ottenerle si metterà in atto il blocco dell'intera isola dalla mezzanotte del 16 gennaio e si concluderà alla mezzanotte del 20, durerà quindi 5 giorni.
"Noi stiamo soffrendo di più rispetto al resto d'Italia - ha spiegato Richichi - perché siamo periferici. Abbiamo più volte chiesto l'intervento dello Stato in maniera da non allontanarci ulteriormente dall'Europa, ma non siamo stati ascoltati. Faccio un esempio: quando sono state aumentate le accise sui carburanti non hanno tenuto conto dei paesi extrafrontalieri che invece applicano una serie di vantaggi. Autotrasportatori e produttori siamo accumunati in questa lotta".
"Il nostro è uno sciopero spontaneo - rassicura il presidente dell'Aias - che non produrrà alcun caos e ci auguriamo che vedrà l'adesione di tutti i siciliani. Ma è necessario perché ormai siamo con le spalle al muro. Non ci saranno le situazioni che si sono venute a creare nel 2000, noi non vogliamo danneggiare nessuno. Ci fermiamo solo per il bene della Sicilia".
"Siamo stanchi - ha aggiunto Mariano Ferro - perché questa terra potrebbe essere ricca è invece continuiamo tutti a soffrire. Abbiamo chiesto al governo, a tutti i governi, di ascoltarci: nulla. Adesso speriamo che con questa protesta abbiano un pizzico di attenzione nei nostri confronti".
Dunque, sfiducia nella classe politica, in particolare quella regionale, ma voglia di aprire finalmente un dialogo con le istituzioni, Governo nazionale in primis, nella speranza che si possano risolvere, con il contributo di tutti, i problemi non solo delle categorie che si stanno mobilitando ma dell'intero popolo siciliano.

Pubblicato in Cronaca il 13/01/2012


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