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Breve storia del Piano - Dal Gentile-Cusa al nulla di fatto di oggi

La vicenda storica del Piano Regolatore della Città di Catania è complessa e molto articolata, si tratta di "quarant'anni di vicende intricate". La storia di Catania attraverso i Piani parte dalla proposta, rimasta senza approvazione amministrativa, del piano di risanamento e di ampliamento della città elaborata da Gentile Cusa e pubblicata nel 1888, procede attraverso i progetti presentanti al concorso nazionale per il PRG nel 1931 ed arriva all'approvazione, nel 1969, del Piano redatto da Luigi Piccinato.
Il Piano Gentile-Cusa
Il piano di risanamento e di ampliamento della città redatto da Bernardo Gentile Cusa nel 1887 non venne mai approvato ma, pur essendo costituito soltanto da una corposa relazione e da una semplice planimetria schematica, secondo il parere quasi unanime dei tecnici condizionò lo sviluppo della città almeno fino al primo dopoguerra. Tutta la parte della città che si estende dalla zona del Carmine fino a piazza Europa, sia a nord sia a sud di viale XX Settembre e di corso Italia, è infatti un prodotto di quel Piano; come da esso derivano le espansioni ottocentesche della città verso sud e verso ovest. Questo si è verificato perché le condizioni economiche e le aspirazioni di Catania erano tali che bastava un semplice disegno di un reticolo viario per convogliare in una direzione unitaria le energie finanziarie dei vari ceti sociali che aspiravano ad investire nella costruzione di case di abitazione, di palazzi d'affitto, di ville borghesi e nobiliari.
Il Piano Piccinato
Ebbe un destino meno fortunato il Piano Piccinato del 1963, adottato dal Consiglio Comunale nel 1964 e attualmente vigente. Il Piano, pur riducendo fortemente gli indici di edificabilità allora in vigore, disegnava una città aperta verso il territorio circostante destinata ad ospitare 700 mila abitanti. Ma negli ultimi 40 anni Catania non è affatto cresciuta numericamente come aveva previsto Piccinato anche perché le limitazioni imposte con il PRG del 1964 hanno incrementato lo spostamento delle attività edilizie a monte della città, oltre i suoi confini amministrativi. Ben 250.000 persone abitano in quell'area e invadono ogni mattina il centro con migliaia di macchine. Catania era invece stata dotata di un PRG elaborato per una città in cui la popolazione stava crescendo a ritmo accelerato, quasi vertiginoso, negli anni in cui era chiamata la "Milano del sud".
Il Piano Cervellati
L'eredità raccolta dalla giunta Bianco e dall'architetto Pierluigi Cervellati, in vista della revisione del PRG, è una fisionomia urbana con una casistica di problematiche molto densa. Il primo passo di Cervellati è dunque quello di trasformare in "centro" la periferia poiché la città che si trova di fronte è costituita da un territorio urbano caratterizzato da un elevato indice di occupazione del suolo, disordinato e "destrutturato". Vengono quindi individuate, all'interno dei confini comunali, un certo numero di città/comunità, non sempre coincidenti con la suddivisione dei quartieri ma sempre riferite ad una "storia" o ad una "struttura" in grado di facilitare l'aggregazione degli abitanti e il loro senso di appartenenza ad una comunità. Le nuove municipalità dovrebbero avviare un processo di riorganizzazione urbana in cui si torna a manifestare il senso di appartenenza a un determinato luogo. Un altro tema centrale individuato nel Piano Cervellati è quello della mobilità. Dallo scenario dei dati si ricava uno scenario di mobilità squilibrato, che impegna alcune direttrici oltre la loro capacità massima ammissibile, causandone la congestione nella fasce orarie coincidenti con l'apertura e la chiusura di molte attività. La limitata disponibilità di stalli di sosta all'interno del bacino di traffico comporta l'occupazione selvaggia di ogni spazio disponibile con conseguente rallentamento dei flussi per restrizione delle carreggiate stradali e a causa del traffico dovuto alla ricerca di un posteggio. Il PRG di Cervellati fu ritirato dall'amministrazione Bianco il 5 agosto 1996 e questo atto diede l'avvio ad una "discussione" tra l'amministrazione stessa e la commissione consiliare Urbanistica sui contenuti del cosiddetto maxi-emendamento presentato dai numerosi consiglieri comunali il 28.09.1996. Il lavoro sullo strumento urbanistico continua sotto la guida dell'architetto Antonio Latini ma, dopo una serie di dibattiti e convegni, sul PRG di Catania sembra calare un velo di silenzio.
Il Piano del centrodestra
Dopo oltre quattro anni di lavoro, sarà l'amministrazione guidata da Umberto Scapagnini, il 23 dicembre 2004, a trasmettere il Piano Regolatore Generale della città di Catania al Consiglio Comunale. Poi di nuovo silenzio finché nel 2009 il successore di Scapagnini, Raffaele Stancanelli, con la ricomposizione dell'Ufficio Piano riprende l'iter; nel giugno 2011 le idee generali vengono esposte in Consiglio. Il 25 agosto 2011 la Regione comunica "Valutazione ambientale strategica" è necessaria per portare l'atto in Consiglio. La "valutazione" so prevede sia pronta a marzo. Intanto nel dicembre 2001 le linee guida tornano in Consiglio. Il dibattito continua e la città è ancora senza il suo principale strumento urbanistico.

Pubblicato in Cronaca il 20/01/2012 Scarica il pdf


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