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Intervista al direttore artistico Giuseppe Dipasquale: "L'arte è disciplina e artigianato"

Tagli regionali al teatro Stabile: la fabbrica dei sogni non molla

Migliaia le firme spontanee per salvare i due teatri catanesi

Catania - I tagli alla finanziaria regionale e in particolare quelli che coinvolgono il teatro Massimo Bellini e il teatro Stabile di Catania stanno creando non poche conseguenze sia in campo artistico sia in quello lavorativo. Lo scorso fine settimana la direzione dello Stabile si è vista costretta a rimandare - a data da destinarsi - due opere già previste nel cartellone 2011-2012. Ci riferiamo a La Casa di Bernarda Alba di Federico García Lorca e La commedia di Orlando tratta dal romanzo di Virginia Woolf. La sospensione dei due spettacoli è una faccia della medaglia che nasconde dall'altro lato decine e decine di posti di lavoro purtroppo in bilico.
Davanti a tutto questo la città di Catania sta reagendo con partecipazione e trasporto lottando per far sentire da mille e mille un'unica voce. E la sottoscrizione dell'appello da lanciare alla Regione siciliana è quello più calzante che vede il direttore artistico dello Stabile, Giuseppe Dipasquale in prima fila.
Direttore, chi parla di lei la descrive come un amante appassionato di Catania, una persona pratica e un uomo del fare con una particolare propensione alla simpatia e alla risata. Si rivede in questa descrizione? E cosa manca, o meglio lei cos'altro è?
Mi piace l'aspetto del fare. Un artista deve sapere fare. L'arte è disciplina e artigianato ma anche sogni che però non possono far vivere se li lasciamo sospesi. La giovialità però è solo un lato del mio carattere che ho ereditato da mio padre. L'altro aspetto è quello di rabbuiarmi davanti alle cose che non mi piacciono e che fanno emergere il lato più duro che però viene fuori di fronte alle cose che mi danno fastidio, frutto magari di ingiustizia, leggerezza o superficialità.
In che modo vengono stabilite le cifre da stanziare per il suo teatro?
Ci sono tre ordini di parametri. I ministero da cui dipendiamo stabilisce su criteri oggettivi: qualità proposte artistiche e quantità. Insomma è una scelta su parametri concreti che si potrebbe tradurre in: Se funzioni ti do i soldi.
Dovrebbe essere lo stesso per gli enti locali ma poiché spesso sono soci partecipano con un contributo che si scontra con le esigenze dell'economia reale. Purtroppo la Regione ha operato un taglio inaccettabile perché avviene durante la programmazione e sulla programmazione che è già in opera con effetti, in qualche modo, retroattivi. Le conseguenze sono scelte dolorose come quella di sospendere le due rappresentazioni. Ma c'è di più, ci va di mezzo il progetto artistico e il lavoro delle persone. E va considerata una concreta possibilità di dover effettuare dei licenziamenti.
I tagli dei finanziamenti previsti dalla finanziaria regionale stanno mettendo a dura prova non solo gli operatori del settore ma anche gli appassionati che si sentono minacciati personalmente dal pericolo che i santuari della cultura potrebbero chiudere. Come si può vincere questa battaglia?
Il pubblico sta reagendo in modo inaspettato. L'appello lo stanno firmando le persone di loro spontanea volontà e tutti si stanno stringendo attorno alle due istituzioni per salvaguardarle perché la loro vita non appartiene solo agli artisti ma alla città, al territorio e a tutta l'isola. Siamo una fabbrica d i sogni, ma la nostra è una fabbrica che produce! Il futuro non è roseo e abbiamo iniziato un'azione di contagio, di persuasione verso i privati. Il teatro dovrebbe poter accogliere risorse private, come avviene a Milano. Ma al Sud è difficile farlo capire. Le aziende non leggono allo stesso modo la cultura e non è un aspetto collegato alla crisi ma al modo di vedere e di interpretare. È una cosa più antica.
Diversificare è una parola magica. In che modo la state mettendo in pratica?
Da tempo diversifichiamo, attività e impegni. Abbiamo occupato uno spazio estivo che si traduce in turismo culturale, una definizione che non amo ma che identifica un aspetto importante, e questo ha creato una risorsa per il teatro e per la città. I tagli che stiamo vivendo sono un accadimento straordinario. Se l'avessero fatto adesso per la prossima stagione ci saremmo attrezzati ma gestirla adesso è quasi impossibile.
Alla luce di tutto ciò come state riuscendo a pianificare il cartellone della prossima stagione?
Pur mantenendo alta la qualità ridurremo l'attività.
Senza nessun finanziamento lo Stabile potrebbe ancora vivere?
No assolutamente no. E spero che a nessuno venga questa idea. Gli Stabili senza finanziamenti sono impensabili.
Avete scelto, giustamente, di avere il Bilancio certificato. Che vantaggi avete o pensate di ottenere?
Il nostro è un caso unico in tutti i teatri. Il bilancio certificato ha alla base il controllo di gestione che verifica le spese in tempo reale. Il vantaggio è quello di operare in linea sapendo cosa e quanto possiamo spendere.
Lei è una persona notoriamente di sinistra che ha scelto di lavorare con un presidente come Pietrangelo Buttafuoco una persona decisamente di destra. Com'è questa convivenza?
Meravigliosa. Anche lui è una persona libera che non fa pesare le sue idee e che riesce a scindere il lavoro dalle passioni personali. Ci siamo trovati benissimo. Il nostro è un binomio indissolubile.

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