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Bravissimo Morandi che ha condotto il Festival in maniera impeccabile

Sanremo è sempre Sanremo

Bella prova dei catanesi Madonia, Battiato e Consoli

L'incantesimo di Sanremo si è rinnovato e milioni di italiani sono rimasti incollati allo schermo per tutte le serate del Festival. Difficile trovare spiegazioni razionali, applicare analisi sociologiche e disquisizioni dotte: Sanremo è sempre Sanremo. Certo la partenza non è stata delle migliori con l'apparizione di Antonella Clerici. In preda ad una crisi di amnesia (quando non era ancora mamma criticava coloro che mettevano in bella mostra i figli), ha presentato sua figlia Mael: "Amore adesso voglio raccontarti una favola in cui le protagoniste siamo IO e tu (più IO che tu!) perché quando mi trovavo su questo palco ho scoperto che eri già nel mio pancino". Se andassimo a controllare gli indici di ascolto nel momento in cui Clerici esortava la figlia a fare "ciao" con la manina, noteremmo uno spostamento verso "Annozero" che andava in contemporanea sull'altra rete Rai! Ma ci ha pensato Gianni Morandi a far risalire l'audience spezzando l'incantesimo che stava per far commuovere l'italiano medio che si nutre di pane, aria e Ruby e, con molta professionalità, ha presentato le vere stelle del Festival. Ovviamente non la Canalis e neanche Belen, che, poco adusa alla raffinatezza teatrale, ha comunque dimostrato presenza scenica e preparazione.
Ma Morandi ormai lo conosciamo e sappiamo quanto sia scrupoloso, preparato, attento ai dettagli e come egli capisca la gente. Ed è bastato poco perché "annodasse" il rapporto con il pubblico per non mollarlo più fino alla conclusione della kermesse. Poi Luca e Paolo, le vere rivelazioni con "Ti sputtanerò", parodia di "In amore" (Morandi-Cola); la pronta risposta all'invito del direttore di Rai1, Mauro Mazza, con la conseguente satira verso il centrosinistra, e l'esilarante partita a scacchi Brave le due "iene".
Sopra di loro solo un maestoso Roberto Benigni che ha costretto perfino i giornali di centrodestra a parlare bene del suo intervento. L'esegesi dell'Inno d'Italia, recitata ed interpretata è degna della lectio magistralis di un Vittorio Sermonti (anche se certamente meno noiosa), e con essa il comico fiorentino ha comunque risvegliato il fervore patriottico degli italiani, modernizzandolo, come dimostrano gli indici Auditel.
A dar lustro a Catania, Luca Madonia con Franco Battiato e la "cantantessa" Carmen Consoli,che con la sua chitarra riesce sempre ad incantare le corde del cuore di noi siciliani.
Per la cronaca: ha vinto Roberto Vecchioni, come tutti si aspettavano. Una metamorfosi eccezionale per il "professore" di Milano che si è trovato a gareggiare con colleghi che sanno poco o nulla di Filosofia. "Colleghi cantautori, eletta schiera, che si vende la sera per un po' di milioni", cantava un tempo Francesco Guccini. Bravo a fare uscire la sua vena napoletana quando ha cantato "O surdato nnammurato" nella serata di celebrazione del 150° dell'Unità d'Italia. Tra i giovani ha vinto Raphael Gualazzi che si è aggiudicato anche il Leone d'argento e il premio "Mia Martini". Era dai tempi di Louis Armstrong che non si sentiva buon jazz a Sanermo. Il secondo posto spetta a Micaela col suo "Fuoco e cenere", ma Morandi non la fa salire sul palco: "E' passata la mezzanotte, la cantante non ha ancora 18 anni". In un'Italia dove sempre meno si rispettano le donne soprattutto se minorenni, questa lezione di vita può solo far riflettere sul comportamento etico che ognuno di noi dovrebbe tenere.

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