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Catania - Dopo oltre quattro anni è arrivata finalmente la sentenza

Mulino S. Lucia: tutti assolti

Levati i sigilli alla struttura ma adesso chi paga i danni?

Il Mulino Santa Lucia che sorge davanti al Porto di Catania
Il Mulino Santa Lucia che sorge davanti al Porto di Catania

Lo scorso 2 maggio il Tribunale di Catania sì è pronunciato sulla sorte del Mulino S. Lucia. Gli imputati, accusati del reato di abuso edilizio, sono stati tutti assolti. A questo punto si dovrebbe chiudere una delle tante pagine incomplete di Catania. La vicenda del Mulino S. Lucia è vecchia di oltre 20 anni perché inizia nel 1991 quando, era sindaco Giuseppe Azzaro, il comune rilasciò una concessione edificatoria, la n. 831, per il «risanamento conservativo, consolidamento statico e cambio d’uso dell’immobile, inserendo tra le motivazioni che «la commissione edilizia nella seduta del 10 ottobre 1990 ha precisato che il progetto presentato prevede interventi di manutenzione straordinaria, di restauro conservativo ed igienicosanitario, nonché consolidamento delle strutture e cambio di destinazione d’uso». Da allora, come più volte anche su queste pagine si è ricostruito, sono stati tantissime le vicende. I lavori furono completati l’11 marzo 2009 e il giorno dopo «personale appartenete alla Sezione di Polizia Giudiziaria del Corpo Forestale presso la Procura della Repubblica di Catania, dopo aver svolto articolate e complesse indagini relative ad un imponente intervento edilizio nell’area urbana del comune di Catania che ha visto la realizzazione da parte della holding Acqua Marcia S.p.A. di un complesso polifunzionale, dando esecuzione ad un’ordinanza di sequestro emessa dal Giudice per le indagini preliminari Dott.ssa Alba Sammartino, ha sottoposto a sequestro il complesso immobiliare che con diversi corpi collegati fra loro raggiunge una volumetria di oltre 25.000 mc., realizzato nel “waterfront” del porto di Catania». Adesso bisognerà aspettare le decisioni del Gruppo Acqua Marcia, di Francesco Bellavista Caltagirone, che, dopo avere provveduto alle riparazioni a causa dei quattro anni trascorsi senza alcuna manutenzioni, dovrà decidere cosa fare dell’edificio.
Forse i 40 milioni di euro spesi fino ad ora non sono stati buttati al vento.

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