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È una delle migliori realtà dell’eccellenza scientifica di Catania che ha portato e porta risorse economiche sul territorio
Il Centro Siciliano di Fisica Nucleare rischia di chiudere
Il primo acceleratore, tecnicamente un Van De Graaff, acquistato dal CSFNSM nel 1955 e adesso esposto nei locali del Dipartimento di Fisica e Astronomia
Il Centro Siciliano di Fisica Nucleare e Struttura della Materia, uno dei centri di eccellenza dell’intelligenza e della ricerca catanese, rischia di chiudere o perlomeno di essere fortemente ridimensionato. «Ci è da tempo venuto a mancare il sostegno del Comune di Catania, socio fondatore – spiega il professore Sebastiano Albergo, direttore del Centro – che dal 2004 non versa più la sua quota e ha smesso di sottoscrivere le obbligazioni che si rinnovano ogni cinque anni. Ci troviamo nelle condizioni di dover affrontare la riduzione del personale presente da oltre trent’anni, e rischiamo di non riuscire a ottemperare ai nostri progetti di ricerca. Eppure l’Ente ha portato e continua a portare risorse economiche sul territorio ».
Al momento dei quattro soci (Università di Catania, Università di Messina, Provincia regionale di Catania e Comune di Catania) la Provincia regionale copre l’80% degli stanziamenti. Ma proprio la Provincia regionale presto non esisterà più e già da quest’anno il suo contributo potrebbe venire a mancare.
Il Centro ha sviluppato o sostenuto, nel corso dei suoi 57 anni di vita, tanti ed importanti progetti. Basti ricordare l’acquisto, nel 1955, del primo acceleratore di ioni del meridione messo a disposizione della comunità scientifica nazionale, e la fondazione del Laboratorio del Sud, poi diventato Laboratorio Nazionale dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, negli anni Settanta, insieme allo stesso Istituto Nazionale di Fisica Nucleare e all'Università di Catania.
Uno degli ultimi, in ordine di tempo, è quello denominato CATANA (Centro di AdroTerapia e Applicazioni Nucleari Avanzate), dal 2002 specializzato nel trattamento del melanoma oculare, sono stati trattati con successo circa 300 pazienti provenienti da ogni parte d’Italia e da diversi Stati esteri (Argentina, Marocco, Norvegia, Ucraina, Romania, Slovenia): l’Adroterapia, una delle nuove frontiere della cura dei tumori, è infatti presente in pochi altri Paesi (Regno Unito, Francia, Giappone, Svizzera e USA), e in Italia questo trattamento per i melanomi oculari, ad oggi, viene effettuato solo a Catania.
Il Centro CATANA è sorto grazie alla stretta collaborazione tra il Dipartimento di Fisica e Astronomia dell’Università degli Studi di Catania, il Centro Siciliano di Fisica Nucleare e Struttura della Materia, la Struttura Complessa di Radiodiagnostica e Radioterapia Oncologica e la Clinica Oculistica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Policlinico di Catania e i Laboratori Nazionali del Sud (dove è attualmente ubicato e in cui è installato il Ciclotrone Superconduttore utilizzato per le terapie).
Ente cruciale nello sviluppo del progetto è stato, appunto, il Centro Siciliano di Fisica Nucleare e Struttura della Materia: in un momento di particolare criticità, infatti, le sue piccole dimensioni, unite alla sua flessibilità e alla capacità di intervenire in tempi molto più brevi rispetto agli enti di maggiori dimensioni, hanno reso possibile la prosecuzione del progetto attraverso lo stanziamento di centomila euro e l’impegno di svariati suoi giovani e brillanti borsisti. La fase più intensa di supporto al progetto di adroterapia risale agli anni 2003-2005, sotto la direzione del professore Salvatore Lo Nigro, promotore a livello istituzionale e coinvolto in prima persona nell’attività di ricerca adroterapica. L’Adroterapia, è uno dei fiori all’occhiello della sanità catanese e lo sarà ancora di più nei prossimi anni. E’ dal pioneristico successo di Catana che sorgerà infatti il nuovo Centro Clinico di Adroterapia dell’Ospedale Cannizzaro, non più limitato al solo melanoma oculare, ma ad una vasta tipologia di malattie tumorali. La gara per la sua costruzione, già bandita l’anno scorso, è ormai in fase di aggiudicazione. Il nuovo centro sorgerà su un lotto a sud-est dell’area dell’Ospedale Cannizzaro di circa 11mila metri quadri e accoglierà oltre 1500 pazienti l’anno,
Un progetto importante, dunque, che si somma ai tanti altri sostenuti dal Centro Siciliano di Fisica Nucleare ma che, purtroppo, adesso rischiano di non avere più alcun seguito nel prossimo futuro.
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