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Mentre Casaleggio e Delrio temono disordini
Bankitalia annuncia la fine della crisi
Il segnale positivo a partire dal quarto trimestre
Mentre la politica italiana gioca a rimpiattino, il guru di Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio, ha lanciato un forte allarme sociale: «Io penso che il Paese avrà nei prossimi mesi, non so quanti, uno shock economico. Uno shock che potrebbe portare a una ridefinizione della rappresentanza politica oppure a uno spostamento della politica da problemi politici a problemi di carattere sociale: disordini, rivolte. Quindi qualcosa che non può essere dominato dalla politica». E subito aggiunge: «No, una guerra civile no. Sicuramente delle situazioni difficilmente controllabili dal punto di vista dell’ordine pubblico. Il Paese ha bisogno di una svolta e questa svolta tarda a venire mentre l’economia continua a peggiorare sensibilmente».
A Casaleggio ha dato ragione il ministro per gli Affari Regionali, Graziano Delrio, che ha commentato: «Ha detto una cosa vera, abbiamo una situazione che è al limite della rabbia».
Delrio ha poi spiegato che «solo con il completamento dei pagamenti della pubblica amministrazione e con lo sblocco del Patto di stabilità su alcune operare strategiche cofinanziate sarà possibile fare ripartire realmente il Paese e il lavoro».
Ed in effetti la situazione è grave anche perché dalla politica, Governo e Parlamento in particolare, non giungono segnali incoraggianti. La cosiddetta “vicenda kazaka”, che di per sé non ha nulla a che spartire con la situazione economica, è sintomatica di un gruppo dirigente che non sa gestire neppure la più piccola emergenza. Stesso impatto sulla fiducia nelle istituzione ha il caso dei due marò detenuti in India. Mentre gli Stati Uniti, nel momento in cui un loro agente, come nel caso dell’agente della Cia, Robert Seldon lady, condannato in Italia a nove anni di reclusione per il rapimento di Abu Omar, intervengono con decisione e lo mettono subito al sicuro. Un Governo debole sul quale tutti hanno un piccolo ricatto da esercitare. Il Pdl minaccia continuamente la crisi: prima per l’Imu, poi per l’Iva, quindi se condannano Berlusconi, infine chiede più spazi con più ministri e dunque più poltrone.
Dal canto suo il Pd non è migliore con la sua guerra interna in vista del congresso nazionale che eleggerà il suo nuovo segretario. La verve del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, è dovuta essere arginata addirittura dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L’unico - ed ha 88 anni - che sembra ancora ragionare in Italia. Troppo poco per andare avanti e troppo vecchio per darci qualche speranza per il futuro.
L’unica notizia buona è che il Governatore della Banca d’Italia, Visco, intervenendo al G20 di Mosca alcuni giorni fa, ha annunciato che «Le previsioni dicono che ci sarà un segno positivo nel quarto trimestre: la caduta dell’attività produttiva si fermerà»
«La via maestra - ha aggiunto Visco - è quella di far ripartire l'economia ma ci vorrà un sacco di tempo prima che l'Italia ritrovi una crescita solida: perché l'economia italiana è da sei anni che non riesce a mettersi in carreggiata e sono trent'anni che non ci aggiustiamo con il resto del mondo». Scrive splendidamente Manuel Seri su Leoniblog, commentando la notizia della ripresa: «Fortunato chi ce la farà, anche se dovrà condividere il sudore della sua fronte con il volto disteso e saccente dei soliti noti, rappresentanti politici e istituzionali, che la crisi non l’hanno vissuta mai perché non hanno subito insoluti o ritardi nei pagamenti dei lauti emolumenti, non hanno subito preoccupanti tagli alle loro varie entrate, non hanno subito la falcidia economica e finanziaria dei concordati e dei fallimenti di chi li mantiene, non hanno subito pretese ingiuste da parte del Fisco famelico che recupera soldi per le casse dello Stato, non hanno subito il disagio di doversi cercare un lavoro che non hanno mai perduto, non hanno subito l’onta di chiedere anticipi o di acquistare a credito perché altrimenti non arrivavano a fine mese, non hanno subito … nulla! Loro son rimasti tutti lassù, in cima al bordo della fossa comune, ad assistere alla caduta libera, accusandosi l’un l’altro su chi ne era responsabile, litigando su qualunque pretesto più o meno serio, arrogandosi la presunzione di risolvere problemi che non hanno e non conoscono, aggrappandosi come ostriche alle loro poltrone. Pazienza; l’importante è che la crisi sia finalmente finita: “mal comune, mezzo gaudio” e finalmente si ricomincia».
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