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La denunzia del consigliere Mario Finocchiaro: «Una tale realtà dovrebbe essere al centro dell’attenzione»
Acireale, l’Archivio Storico in stato di abbandono
L'interno dell'Archivo Storico di Acireale
L’Archivio Storico di Acireale è uno dei più antichi e importanti della Sicilia orientale anche in virtù del fatto che quello di Catania è stato in gran parte distrutto dall’incendio nel 1945. Adesso è in uno stato di grande abbandono,. eppure al suo interno si trovano documenti originali di grandissima importanza. L’Archivio raccoglie infatti gli atti prodotti dall’amministrazione locale ed i documenti originali relativi ai rapporti del comune di Acireale con le autorità regie, viceregie ed altri uffici a partire dalla prima metà del XVII secolo, periodo in cui l’antica e più vasta Università di Aci si riscattò dal barone Salvatore Bardi dei Mastrantonio e passò al demanio diventando città regia. Nel 1554 il Maestro giurato del Regno, Baldo Gianara, ordinò che tutte le scritture, patenti, lettere viceregie e altri documenti si dovessero conservare in una cassa. Disposizione ripetuta nel 1582. Cominciò così la raccolta dei documenti. L’Archivio è stato dichiarato di “primaria importanza” dal Ministero dei Beni Culturali nel 1991. Conserva circa 3850 pezzi tra volumi, registri e buste e una biblioteca storica che conta circa 1250 testi tra volumi ed opuscoli. Comprende atti relativi alle antiche curie: Corte dei Giurati (746 pezzi): consigli, scrutini, gabelle, mete, corrispondenza e registri di corrispondenza (1552-1812); Corte Secreziale (37 pezzi): registri di lettere, atti, bandi. 1511-1812; Corte Civile (32 pezzi) : processi ed altri atti. 1578-1812; Corte Criminale (39 pezzi): incartamenti vari. 1608-1812; Corte civile e criminale (207 pezzi): processi e sentenze 1572-1812.
La documentazione più moderna comprende gli atti del Decurionato, i registri della popolazione del 1862, Deliberazioni decurionali e consiliari dal 1818 e di Giunta comunale dal 1864 e gli atti dell'amministrazione postunitaria distinti nelle 15 categorie di rito. Si conserva anche il catasto provvisorio del comune dal 1845. Di particolare valore sono due pergamene: Diploma membranaceo di Carlo V, Innsbruk 1530 che concede alla città il privilegio del mero e misto impero: il Privilegio di Ferdinando III del 1806 con il quale si concede il titolo di Senato all'organo amministrativo della città e l'onore della toga ai senatori.
Di notevole pregio è il Liber Rubeus (1422-1833) ricchissimo di incisioni e miniature. Si conservano inoltre il Liber Privilegiorum del sec. XVI e il Liber fodera nigra (1528-1531) che contiene i documenti relativi alla causa per la proclamazione di Aci Reale al Regio Demanio. Interessante è l'archivio musicale che comprende tra partiture, manoscritti e libretti circa 2.500 pezzi.
L’ultima denunzia giunge da consigliere comunale acese Mario Finocchiaro che afferma: «Un archivio storico di tale livello in una città di grande cultura dovrebbe essere al centro dell’attenzione dell’amministrazione comunale e della politica in generale. Nella realtà è invece abbandonato, relegato in periferia come fosse un peso per la nostra città. Non è pubblicizzato, non ha nessuna segnaletica, non è inserito nell’elenco telefonico, non ha un sito Internet. L’illuminazione dell’edificio è carente. L’ingresso è circondato da sterpaglie e erbacce. L’impianto antincendio è incompleto». «È arrivato il momento che l’Archivio abbia una sistemazione più consona - continua Mario Finocchiaro - al centro della città. In modo che gli studiosi possano recarvisi più comodamente ma anche i semplici acesi che vogliono meglio conoscere la storia della nostra città. Anche se io non sono un uomo di cultura comprendo l’amarezza di tanta gente che vede un così bel gioiello così poco attenzionato. Per questo motivo - conclude - lancio un appello all’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Nino Garozzo, affinché si intervenga, presto e bene».
S. Giovanni la Punta
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