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Camera di Commercio: nel primo semestre 2013 saldo positivo - più 244 - tra imprese nate e imprese cessate

Aziende a Catania, crescita lenta ma c’è

Netto, anche se di misura, il miglioramento rispetto al 2012 con 1833 nuove iscrizioni


La crisi c’è, si sente ma Catania pur sfiorando la “crescita zero”, proprio a zero non è. Parlano chiaro i dati fornitici in anteprima dalla Camera di Commercio, grazie alla cortesia del segretario generale Alfio Pagliaro, che indicano in valori assoluti che il numero di imprese nate a Catania e provincia nel primo semestre 2013 sono state 1.833 mentre quelle cessate 1.589. Un dato appena positivo con 244 nuove imprese in più. Apparentemente poca roba ma, se parametrati ai dati dello scorso anno, si vede bene che qualcosa di positivo c’è.
Nel primo semestre del 2012 le imprese nate sono state 1.703, quelle cessare 1.560 con un saldo utile di appena 143. Dati che vanno letti insieme al totale delle aziende registrate presso la Camera di Commercio di Catania nel 2012 (100.411) e a quelle attive (81.039) del 2012. Completano il dato un totale di 6.586 aziende iscritte nel 2012 contro le 7.224 che si sono cancellate sempre nel corso dello scorso anno.
Vale anche per Catania e provincia quanto recentemente reso noto dalla Cgia di Mestre. Tra il 2001 e il 2011 sono state le piccole imprese quelle che hanno retto il mercato del lavoro, creando il doppio di posti di lavoro rispetto alla grandi imprese. Le prime, infatti, hanno creato quasi 457.200 nuovi occupati, le seconde “solo” poco più di 212.600.
Molto contenuto il risultato ottenuto dalle medie aziende: nel decennio preso in esame gli addetti nelle imprese tra i 50 e i 249 addetti sono aumentati di 41.354 unità. Dei 711.178 nuovi occupati totali registrati in questo decennio, il 64,3% ha trovato lavoro nelle piccole aziende con meno di 50 addetti, il 5,8% nelle medie ed il 29,9% nelle grandi. «Per uscire dalla crisi abbiamo bisogno di aiutare tutto il mondo delle imprese - ha spiegato Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - anche se in questa fase è alle piccole e micro realtà produttive che va rivolta una particolare attenzione. Quelle con meno di 50 addetti sono l’asse portante della nostra economia: costituiscono il 99,5% del totale delle aziende presenti nel nostro Paese e occupano oltre 11 milioni di addetti. Al netto degli addetti del pubblico impiego e dell’agricoltura, il 67% del totale dei lavoratori italiani presta servizio in una piccola o micro impresa. Stiamo parlando di aziende artigiane/commerciali, di piccole imprese e di attività guidate da liberi professionisti che non chiedono aiuti o prebende, ma una pressione fiscale e un peso della burocrazia in linea con la media europea e la possibilità di accedere con maggiore facilità al credito». A livello territoriale le Regioni dove le piccole imprese si sono dimostrate più dinamiche sono state quelle del Centro-Sud: in termini percentuali le maggiori variazioni di crescita dell’occupazione si sono avute nel Lazio (+17,4%), in Calabria (+14,4%) ed in Sicilia (+14%).
«In questo momento così delicato - ha concluso Bortolussi - sostenere le piccole imprese vuol dire aiutare il Paese ad uscire dalla crisi economica e, soprattutto, creare le condizioni per ridurre la disoccupazione, visto che le statistiche ci dicono che sono le piccole realtà produttive a creare il maggior numero di posti di lavoro anche nelle aree più svantaggiate del Paese».

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