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I sondaggi spingono Angela Merkel verso il terzo mandato
Domenica si vota in Germania
Angela Merkel
Il cancelliere tedesco Angela Merkel è perfino andata a inaugurare il Salone dell’Auto di Francoforte. In Germania, infatti, si sta per concludere la campagna elettorale in vista delle elezioni politiche che si terranno domenica prossima. Si vota per rinnovare il 18° Bundestag, il parlamento federale della Germania, e determinarne i circa 600 rappresentanti.
La Merkel appare la grande favorita. Già un segnale forte è arrivato domenica scorsa dalle elezioni in Baviera dove il Csu, partito federato con il Cdu del cancelliere, in carica ha vinto ottenendo la maggioranza assoluta e sconfiggendo i socialdemocratici.
Gli sfidanti della Merkel sono Peer Steinbrück, del Partito Socialdemocratico Tedesco, e Rainer Brüderle, leader del Partito Liberale Democratico. Gli altri partiti che corrono autonomamente sono: la Linke, la sinistra alternativa al Spd, i Verdi (vicini alla SPD), il Partito dei pirati e Alternativa per la Germania, movimento anti-euro rappresentato dall’economista Bernd Lucke.
Tutti i sondaggi, però, danno in vantaggio il cancelliere uscente. Angela Merkel “rischia” concretamente di essere eletta per la terza volta consecutiva.
Ma se questo accadesse, cambierebbe qualcosa in Europa? È molto probabile. Infatti se arrivasse chiunque altro al posto della Merkel non potrebbe non continuare la politica del rigore ma anche quella dell’insicurezza e dei piccoli passi. La Germania è senza dubbio lo Stato più potente d’Europa e una dei più potenti del mondo ma il suo atteggiamento è timoroso, come se non volesse fare rinascere intorno a sé gli spettri di quella idea del dominio del mondo che tanti lutti e distruzioni portò in anni tutto sommato ancora non troppo lontani. Ma le cose sono cambiate. In primis perché non c’è più né il Kaiser né Adolf Hitler e non ci potrebbero più essere. In secundis perché non c’è più la politica dei blocchi contrapposti che imponevano alle democrazie occidentali di scegliere un determinato alleato. Chi volesse volgere lo sguardo a quegli anni si imbatterebbe all’Ostpolitik voluta dal grande cancelliere Willy Brandt che fu vista negativamente dagli alleati occidentali. L’obiettivo delle potenze vincitrici la Seconda Guerra era stato fin dall'inizio il ridimensionamento dell'autonomia tedesca, memori dei due conflitti mondiali nell'arco di 30 anni. Gli Usa la giudicarono subito negativamente: Harry Kissinger, il Segretario di Stato del presidente Richard Nixon, aveva in mente un mondo perfettamente bipolare, basato sull’equilibrio, come nell’Europa dell’Ottocento. L’Ostpolitik, riproponendo un ruolo autonomo della Germania, poteva avere effetti destabilizzanti su questa precaria equazione. Ma l’equazione è ormai saltata da tempo.
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