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Azione di forza importante dell’Amministrazione catanese

Il Comune licenzia una dirigente

Tanta polverosa tappezzeria da ripulire o rimuovere


Catania è una città dai brutti vezzi politici. Pessime abitudini che risalgono a decenni or sono. Scriveva Salvatore Nicolosi nel primo capitolo del suo libro “Il caso Catania”, riferendosi al 1965: «E quanto al progresso cittadino generale, i catanesi si dividevano in due gruppi: i tiepidi, che ne nutrivano la speranza, e i più ardenti, che ne avevano la certezza. Vent’anni di buona amministrazione, anche se intercalati da brevi pause di torpore o di baraonda, li avevano abituati al benessere e alla fiducia. Il buongoverno era la prassi quotidiana e il boom economico, pur giunto all’epilogo, faceva sentire ancora i suoi effetti esaltanti (ma nessuno lo sapeva ancora).
Chi definiva Catania “la Milano del Sud” non sottindeva né sarcasmo né rabbia, come sarebbe venuto di lì a non molto». Qualcosa però accadde proprio in quei tempi, qualcosa che mutò la politica e la vita cittadina. Il clientelismo più becero entrò a Palazzo degli Elefanti che lentamente si tramutò in una gigantesca segreteria politica dove, al contrario di quanto era successo prima, nulla più si faceva a vantaggio dei cittadini. Salvatore “Turi” Nicolosi, grande capocronista del quotidiano “La Sicilia” impiegherà diversi capitoli del suo libro per parlare di questa mutazione negativa. Ci vollero quasi trent’anni, fino al 1993 (con un breve prologo tra gli anni 80’ e 90”), quando il sindaco venne eletto direttamente dalla gente. Una stagione, quella della cosiddetta “Primavera di Catania” che durò fino alle porte del 2000. Catania, prostrata dal malgoverno o addirittura dall’assenza di governo, era sprofondata sempre più; era la città degli oltre cento omicidi l’anno. Si era ripresa con orgoglio e dignità ed erano in molti a pensare che indietro non si sarebbe tornati. E “Indietro non si torna” fu lo slogan elettorale di Mario Libertini che si candidato come sindaco di Catania per il centrosinistra. Catania, invece, come successore di Enzo Bianco, scelse l’europarlamentare di Forza Italia Umberto Scapagnini.
La “Primavera” venne cancellata e lentamente si tornò ai vecchi vezzi ed usi. Una situazione che ebbe una repentina e irrefrenabile evoluzione negli anni successivi. Tredici per l’esattezza. Palazzo degli Elefanti era nel 2000, metaforicamente e non solo, una bellissima bomboniera, pulita e ordinata; nessuno può dire che nel 2013 fosse la stessa cosa. Un degrado politico e amministrativo che non poteva non avere ripercussioni nella vita generale dell’ente.
Non meraviglia quindi che un funzionario comunale, Anna Maria Li Destri, al di là delle sue reali responsabilità che saranno accertate dalla Magistratura, possa incorrere in tale “errore” da costringere l’amministrazione «con un provvedimento dirigenziale del Dipartimento del Personale emesso pochi giorni fa, ha licenziato senza preavviso per gravi motivi disciplinari, così come previsto dalle norme contrattuali vigenti, la dirigente del servizio Ecologia».
Il dirigente «Aveva redatto un bando di gara che, si legge nel provvedimento, "contiene disposizioni per la selezione dei concorrenti che violano in modo sostanziale i principi di libera concorrenza, par condicio, non discriminazione e trasparenza di cui parla il codice dei contratti”». Gli atti del procedimento disciplinare sono stati trasmessi alla Procura della Repubblica di Catania, che già stava indagando sull'appalto. Fatto gravissimo ma che però dimostra come le cose a Catania siano cambiate o stiano per cambiare. La “tappezzeria” impolverata da rimuovere o da ripulire è ancora tanta. Le pulizie di primavera sono cominciate ma ci sarà da faticare molto prima di fare risplendere di nuovo questa città.
Ma anche questa volta la Città di Sant’Agata saprà riprendersi. «Come non aggrapparsì alla speranza?», concluse il suo libro Salvatore Nicolosi, nell’ottobre 1988, esattamente 25 anni fa). Siamo perfettamente d’accordo con lui, grande giornalista.

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