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La politica italiana è, sempre più, in mano ai moderati
Avanti al centro contro gli opposti estremismi!
«Ragazzi mi spiace... ma cosa vuol dire di sinistra, di sinistra... non sono un socialdemocratico anch'io? Avanti al centro contro gli opposti estremismi!». Sembra essere questo il motto predominante della politica italiana di questi ultimi tempi. I primi a farne le spese, dopo gli oltre 40 anni di dominio democristiano, sono stati gli ex comunisti. Infatti hanno governato appoggiandosi sempre a partiti di centro oppure a loro uomini: popolari, prodiani, diniani, cossighiani, mastelliani, democratici. Adesso sono in sella grazie alle “grandi intese”. Stessa storia per la destra; sia per quella storica e “normale”, cioè i liberali dalle percentuali risicatissime, sia per quella italica anomala, cioè Alleanza Nazionale. Senza i centristi nessuno di loro, Malagodi o Fini, mai sarebbe andato al Governo. Gettata finalmente la maschera, i centristi, eredi della vecchia Democrazia Cristiana, corrono gli uni verso le braccia degli altri.
A destra i giochi sembrano ormai fatti. Il Pdl, guidato da Angelino Alfano e sostenuto da gente come Roberto Formigoni, Maurizio Lupi (entrambi esponenti di Comunione e Liberazione) e Carlo Giovanardi, si staccano dai fedelissimi di Berlusconi, quelli di Forza Italia, e cominciano le prove di dialogo con i centristi guidati da Mario Mauro (anch’egli esponente di Comunione e Liberazione e nel Pdl fino al gennaio 2013), con il sostegno di Pier Ferdinando Casini e Gianpiero D’Alia. Obiettivo: realizzare in Italia il Partito Popolare Europeo. Tutto questo mentre Gianni Letta, solo apparentemente uscito di scena, tesse la tela in sostegno del giovane Enrico suo nipote, attuale Presidente del Consiglio. Ma Letta, il giovane, è del Partito Democratico dove c’è presente una forte componente di provenienza “sinistra”. Nessun problema, arriva a grandi falcate un altro ex giovane democristiano: Matteo Renzi. Potrà mai entrare il Pd nell’altro grande partito europeo: il Partito Socialista Europeo. No, ovviamente, ed infatti non vi è entrato neppure adesso. Resterà ai margini, isolato o quasi, oppure con Renzi e Letta si sposterà sempre più verso il centro e dunque verso il Ppe?
Il quadro è completo. In questo modo si comprende perché sia scoppiato il putiferio nel Pd in tutta Italia, di più in Sicilia. Infatti, Rosario Crocetta, che comunista è solo di lontanissime origini, ha dichiarato che il suo Megafono è un movimento moderato e di ispirazione cristiana. Dichiarazione confermata dai fatti che, mentre i centristi come D’Alia, Leanza, D’Agostino (pur scontrandosi tra loro) e perfino qualcuno del Pdl, lo sostengono o sono pronti a farlo. Con gli ambienti della sinistra Pd il rapporto non è per niente idilliaco. Segnale inequivocabile che la corsa al centro c’è e difficilmente potrà essere fermata con una brusca sterzata a sinistra. Non esiste più il vecchio “Fattore K” ma c’è tanta gente che odia ancora i comunisti. Non ci sono più, neppure in Cina ormai, ma per molti continuano a mangiare i bambini e i “presunti comunisti” in questione non fanno nulla per smentire. Nel senso che, ovviamente, non mangiano i bambini ma a volte si comportano come se ci fosse ancora Stalin al Cremlino. Lì invece adesso c’è Putin che comunista era davvero ma che è amico di Berlusconi... ciò che vale in patria all’estero no. Ma questa è un’altra storia. Restano, però, in Italia, la Boldrini, Vendola e Fava e questo non è poco. Ecco perché Massimo D’Alema appare confuso per la prima volta in venti anni. «Non moriremo democristiani», disse Luigi Pintor nel giugno 1983 e lo hanno ribadito nei giorni scorsi i fedelissimi di Silvio Berlusconi. Morire, forse no, poiché nessuno può fare predizioni; vivere da democristiani, sì. In Italia lo facciamo da sempre, anche da quando la vecchia Dc è uscita (apparentemente di scena).
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