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Forconi e poliziotti fraternizzano nelle piazze
Sotto il casco generali o poliziotti?
I due leader dei Forconi siciliani, Giuseppe Scarlata e Mariano Ferro (foto tratta da Facebook)
Le Forze dell’ordine solidarizzano con chi protesta. E’ questa la novità degli ultimi giorni. Cosa sta succedendo? Quello che accadde in Russia quanto l’esercito si rivoltò contro lo zar? Assolutamente no. Probabilmente sta accadendo che l’Italia, nonostante il bassissimo livello della classe politica attuale, cerca di diventare un paese normale. In Inghilterra i poliziotti di Scotland Yard sono storicamente senza armi perché qualora avessero bisogno la gente è sempre pronta ad accorrere in loro aiuto. Nella vecchia “perfida” Albione le forze di polizia sono considerate amiche delle persone e quindi godono di stima e simpatia. In Italia, nonostante le dichiarazioni pubbliche, tutti digrigniamo i denti quando vediamo una paletta che ci intima l’alt consapevoli che, anche se pensiamo di avere tutto in regola, qualche cosa viene trovata e inesorabilmente verbalizzata.
Ma se in questo caso la contrarietà è dettata dal preconcetto, in altri le Forze dell’Ordine spesso si sono apertamente schierate con il “potere” con un notevole eccesso di zelo. L’esempio della scuola Diaz di Genova è il più eclatante. Pochi episodi, senza dubbio, che non dovrebbero intaccare la validità di quello che fanno gli agenti ogni giorno anche e spesso a rischio della vita. Purtroppo questo succede perché le istituzioni in Italia, che dovrebbero tutelare il cittadino, spesso sono invece assolutamente ostili. Il discorso vale per tutti, Agenzia delle entrate in testa come esempio migliore o peggiore. Quindi ben venga la durezza, quanto necessaria, di fronte a violenti come black block e no-tav impazziti e, allo stesso tempo, ben venga la comprensione dei pacifici manifestanti che protestano per lo stesso disagio vissuto da chi li deve controllare. Togliere il casco per tranquillizzare è un atto di intelligenza e di buonsenso non di rivolta. Allora, nessuna paura per la democrazia, anzi, al contrario. Se la politica capisce questo allora si faranno passi in avanti, se non lo capirà potrebbero essere guai per tutti. Perché ci saranno un imbecille, un approfittatore e un predicatore che diranno sciocchezze. Come quelle che sono uscite ad alcuni personaggi pseudopolitici (sono scadenti i politici figurarsi i surrogati) che hanno subito inneggiato alla rivolta. Chiara e durissima la risposta di Giuseppe Tiani Segretario Nazionale del sindacato di Polizia Siap: «I poliziotti cittadini respingono al mittente gli inquietanti e farneticanti inviti all’insubordinazione e alla contestazione rivolti dal leader del movimento cinque stelle; inviti che certamente mai potranno essere accolti dai lavoratori in uniforme. I poliziotti e le forze dell’ordine italiani sono impegnati quotidianamente nella difesa del Paese, della libertà dei cittadini e di quegli stessi palazzi che rappresentano le istituzioni ed in cui siedono uomini e donne delle istituzioni, legittimati ad essere lì dai processi democratici di uno Stato libero. Non ci stiamo a bieche strumentalizzazioni, utili a fomentare oltremodo lo scontro sociale e a rintuzzare i focolai della legittima protesta, solo per il proprio tornaconto politico. I poliziotti italiani sono fermamente contrari alle possibili derive violente nelle manifestazioni di piazza perché appartenenti ad una Polizia democratica, baluardo che non arretra di fronte a coloro che attentano alla libertà dei cittadini e dello Stato. I poliziotti, attraverso il sindacato, hanno fortemente voluto trent’anni fa questa Polizia; abbiamo lottato affinché fosse smilitarizzata e perché fosse sentinella delle libertà, per una società di persone libere che vogliono vivere in pace... anche quando i cittadini manifestano il proprio dissenso. Abiuriamo ogni posizione ed interpretazione, come quella grillina, che tenti di scardinare i fondamenti della democrazia; No fermo alle strumentalizzazioni, Sì alla pacifica coesistenza dei ruoli». Parole da condividere, piene di saggezza come sono.
Forconi o no, una protesta è sempre utile alla democrazia per imprimere velocità ad una svolta politica. Essenziale, però, che si comprenda e si intervenga subito dando risposte serie a domande serie. Altrimenti si rischia una deriva che potrebbe diventare incontrollabile. A proposito, chi erano coloro che martedì scorso hanno organizzato un corteo improvvisato per le vie di Catania? Non erano i Forconi; erano, hanno detto, «il popolo in rivolta».
Il Siulp: “Politica lontana dai problemi”
"Togliersi il casco in segno di manifesta solidarietà e totale condivisione delle ragioni a base della protesta odierna di tutti i cittadini che hanno voluto gridare basta allo sfruttamento e al soffocamento dei lavoratori e delle famiglie italiane - spiega Felice Romano il numero uno del sindacato di polizia Siulp - è un atto che per quanto simbolico dimostra però che la misura è colma e che i palazzi, gli apparati, e la stessa politica ormai sono lontani dai problemi reali dei cittadini e troppo indaffarati ai giochi di potere per la propria sopravvivenza e conservazione della casta".
Tanti anni fa, Sandro Pertini disse: «Per me, libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. (...) Si può considerare libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero!». Purtroppo Sandro Pertini non c’è più, non ci sono più quei pochi come lui e perfino quelli che la pensavano come lui. Colmare questo vuoto potrebbe essere un primo passo per dare finalmente buone risposte ai Forconi, ai poliziotti, ai disoccupati, alle donne, ai giovani… agli italiani tutti.
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