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Catania ha onorato la “Giornata della Memoria” ma qualcosa ha dimenticato

C’era una volta il Giardino dei Giusti

Dopo l’inaugurazione del 2003 abbandono e degrado

Una delle lapidi del Giardino dei Giusti del Parco di Monte Po (foto tratta dal sito Gariwo - Il Giardino dei Giusti)
Una delle lapidi del Giardino dei Giusti del Parco di Monte Po (foto tratta dal sito Gariwo - Il Giardino dei Giusti)

“Tre querce svettanti dominano da oggi la panoramica collina di Monte Po, sono il nucleo del Giardino dei Giusti che l’Amministrazione catanese ha dedicato a tre italiani che si sono prodigati per salvare vite ebree durante l’ultimo conflitto mondiale”.
È questo l’incipit del trionfante comunicato stampa con cui l’amministrazione Scapagnini annunciava, il 27 gennaio 2003, al mondo intero che anche Catania aveva il “suo” Giardino dei Giusti per onorare convenientemente il “Giorno della Memoria”.
L’idea era stata di Ledo Prato, segretario generale di Mecenate 90 e consulente culturale di Scapagnini. Quel giorno, delle autorità catanesi, non volle giustamente mancare nessuno, alla posa delle querce dedicate rispettivamente a Giorgio Perlasca, Giovanni Palatucci e al siciliano Calogero Marrone. C’erano anche il presidente dell’associazione Italia-Israele Alessandro Cappellani con i rappresentanti Luigi D’Angelo e Franco Schilirò Rubino. Mentre «spiritualmente presente», come scrisse in un telegramma al sindaco, era l’Ambasciatore d’Israele Ehud Gol che ha espresso «apprezzamento per aver dato spazio alla giornata del ricordo di un doloroso passato che si spera non abbia mai più a ripetersi».
La tradizione ebraica dice che esistono nel mondo 36 Giusti, i quali non sanno di esserlo e che nessuno conosce. Ma la loro esistenza rappresenta il motivo per cui Dio non distrugge il mondo. Il riconoscimento di persona “Giusta” discende da una massima del complesso degli insegnamenti del Talmud che recita: “Chiunque salva una vita, salva il mondo intero”. Il riconoscimento viene dato a chi, quale che sia stato il risultato finale, ha soccorso un ebreo perseguitato. Nel mondo vi sono state finora 19.141 nomine, la Polonia ha il numero più alto di riconoscimenti (5632) mentre la Danimarca, la cui popolazione si è prodigata in massa per gli israeliti, è stata nominata “Nazione Giusta”. Sono 295 gli italiani che hanno finora avuto tale riconoscimento. La data del 27 gennaio fu scelta perché è il giorno della liberazione del campo di Auschwitz.
Il “Giardino” di Catania fu collocato in quello che sarebbe dovuto diventare il Parco di Monte Po e il fabbricato che esiste nei pressi avrebbe dovuto ospitare la “Casa della Speranza” un laboratorio informatico e documentale a disposizione dei catanesi e degli studenti per documentarsi e conoscere il dramma dell’Olocausto.
L’8 marzo 2003 fu la volta di Ayse Nur Zarakolu, che spese la sua vita per denunciare lo sterminio del popolo armeno e il 27 gennaio successivo si sono affiancate alle quattro querce precedenti quelle dedicate a Susanna Gaon, ebrea catanese deportata ad Auschwitz, ad Annalena Tonelli, missionaria uccisa in Africa, ed a Carlo Urbani, medico e filantropo morto di Sars.
Poi tutto è caduto nel dimenticatoio, nell’oblio più profondo. I grandi progetti su Catania, il Parco di Monte Po, la “Casa della Memoria” e il “Giardino dei Giusti” che, in spregio alla solidarietà internazionale, alla Memoria, alla Shoah, al buon senso ed alla minima educazione, sono ridotte ad un prato incolto, pieno di immondizia, con le lapidi infrante e sprofondate nel terreno e le querce devastate da vandali ed incuria.
Un altro simbolo della tragedia ha vissuto la nostra città. Nello scorso mese di giugno, dopo le proteste di Gariwo e della Fondazione Giorgio Perlasca, l’amministrazione comunale ha spostato le lapidi al Parco Gioeni. Ma il Giardino è rimasto ugualmente incolto. Adesso che le cose sono cambiate possiamo sperare che la Memoria possa anch’essa tornare a vivere?

di Giovanni Iozzia. Pubblicato in Cronaca il 31/01/2014 Scarica il pdf


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