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Sistri: il nuovo metodo per controllare la movimentazione della filiera

Stenta a partire la nuova gestione dei rifiuti

Disservizi e costi alti per le aziende

Si chiama Sistri e dovrebbe rappresentare un innovativo sistema per la tracciabilità dei rifiuti messo a punto dal Ministero dell'Ambiente retto da Stefania Prestigiacomo. A chiederne la messa in funzione la situazione campana che nel 2009 ha portato all'istituzione di questo nuovo metodo di gestione dei rifiuti.
Come si legge nel sito internet ad hoc istituito dal Ministero il Sistri "Nell'ottica di controllare in modo più puntuale la movimentazione dei rifiuti speciali lungo tutta la filiera, viene pienamente ricondotto nel SISTRI il trasporto intermodale e posta particolare enfasi alla fase finale di smaltimento dei rifiuti, con l'utilizzo di sistemi elettronici in grado di dare visibilità al flusso in entrata ed in uscita degli autoveicoli nelle discariche".
Insomma controllo in entrata e in uscita affidato al Comando dei Carabinieri per la tutela dell'ambiente. Se non fosse che poco o nulla viene fatto nella realtà. Se la situazione campana era stata fondamentale per dare il via all'adozione di questo nuovo strumento non si può non notare come la gestione dei rifiuti rimanga ancora all'epoca precedente al cambiamento.
Una mancanza di innovazione non solo imputabile ai consumatori ma anche ai numerosi problemi tecnici che hanno afflitto il sistema. Non poche sono state le lamentele per la gestione di questa nuova metodologia di controllo dei rifiuti. Degli scricchiolii che già erano stati evidenti in occasione delle prime sperimentazioni. Il 13 maggio 2010 Francesco Ferrante, responsabile Pd per i cambiamenti climatici affermò che "l'esito dello stress test effettuato col click day del Sistri è più che preoccupante, perché un gran numero di aziende che hanno aderito alla prova di funzionalità del sistema non sono riuscite nemmeno a collegarsi, o hanno riscontrato difficoltà che con l'entrata a regime sarebbero eccessivamente penalizzanti, a partire dai tempi lunghi necessari a completare un'operazione".
Dei problemi che hanno anche portato Confindustria e Rete imprese Italia a protestare con il Ministero dell'Ambiente chiedendo una sospensione delle sanzioni per 12 mesi a causa di lunga serie di problemi tecnici che hanno limitato gli operatori. A dicembre 2010 infatti affermavano n una lettera congiunta indirizzata al Ministero che "Problemi e ritardi nella distribuzione dei dispositivi USB e nell'installazione delle black box, malfunzionamenti dovuti a difetti strutturali nell'hardware e nel software, continui correttivi legislativi e procedurali, occasioni formative insufficienti, carenti ed episodiche, sono solo alcune delle problematiche che oggi, e certamente anche dopo il primo gennaio 2011, metteranno decine di migliaia di imprese nella condizione di essere sanzionate per comportamenti illeciti non ad esse imputabili".
Certamente una partenza con il piede sbagliato per un sistema che però promette sulla carta di essere comunque funzionale e innovativo per lo storico problema della gestione dei rifiuti in Italia. Resta da capire però come si intenda procedere in queste fasi iniziali di adattamento e che vedono entrambi gli attori, privati e stato, in una situazione di difficoltà. L'adattamento tecnologico per questi cambiamenti come spesso accade è lento e laborioso e appare una punizione troppo grande ricorrere alla mannaia delle sanzioni che possono costituire certamente un deterrente ma che devono essere anche commisurate alla responsabilità dei vari attori in gioco.

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