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L'arbitro catanese ha superato il corso di Bangkok
Caltabiano, un sogno internazionale
"Sogno di arbitrare alle Olimpiadi"
Sacrificio e passione. Competenza e professionalità. Nunzio Caltabiano continua a scalare l'Everest del mondo arbitrale. Dopo essere diventato internazionale, nel corso in Thailandia, il fischietto catanese sogna di raggiungere il traguardo più importante. "Arrivare ad arbitrare una gara di pallavolo alle Olimpiadi sarebbe il massimo, ma andiamo per gradi, adesso viene il bello".
A Bangkok lei si è confrontato con il mondo. Cosa ha percepito da questa esperienza?
"Eravamo in 23, scuole diverse (europea ed asiatica ndr), esperienze differenti, diverso livello tecnico di pallavolo arbitrata nelle rispettive nazioni. Il corso è stato durissimo, una settimana in cui durante la giornata alternavi teoria in aula (regolamento, casistica, filmati, test ndr) e parte pratica in palestra (arbitraggio vero e proprio in condizioni climatiche estreme con 45º e 80% di umidità ndr) con istruttori internazionali del massimo livello".
Cosa le è rimasto dentro?
"A parte il risultato raggiunto che, naturalmente, per ogni arbitro è il coronamento e la realizzazione di un sogno coltivato da una vita, il premio dei tanti sacrifici affrontati e del tempo dedicato a questa passione ma, inevitabilmente, a questo livello, tolto alla tua famiglia, è la coesione, il rapporto di amicizia che si crea in così poco tempo con gli altri partecipanti e, sopratutto, il bagaglio di esperienza che acquisisci. Ti confronti con altre mentalità, con culture diverse, con modi di soffrire e gioire insieme davvero speciali".
La scuola siciliana si arricchisce del primo internazionale, come si arriva a questo traguardo così importante?
"Tutta una serie di elementi ognuno dei quali fondamentale. Un mix tra capacità tecniche, gestionali e personali. La preparazione tecnica acquisita anche con l'allenamento in palestra durante la settimana: consiglio sempre ai giovani di chiedere alle società la possibilità di arbitrare le loro amichevoli o, solo, di assistere ai loro allenamenti perché comprendi le tante dinamiche ed il duro lavoro svolto dagli allenatori oltre che ad arricchirti personalmente. Lo studio e l'aggiornamento costante, mentalità aperta e capacità di comunicazione e relazione con dirigenti e squadre".
Questo perché?
L'arbitro non è depositario della verità, sei un come un "direttore di orchestra" e hai bisogno dell'aiuto e della fiducia di tutti, se non riesci ad ottenerli il concerto sarà un fiasco, capacità di ascolto. Infine una buona dose di autocritica non guasta mai, prima di essere un arbitro, sei un uomo"
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