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Pubblicato il rapporto "Ecosistema Urbano 2011"
Catania è sempre ultima
Catania, ancora una volta, è ultima. Legambiente ed Ambiente Italia hanno reso pubblici i risultati di un monitoraggio (realizzato in collaborazione con Il Sole 24 Ore) sulla vivibilità e la qualità ambientale delle città italiane. Sono dolori: i capoluoghi siciliani si trovano tutti nei quartieri bassi della graduatoria. Siracusa è terzultima, Caltanissetta penultima; Catania, come detto, è mestamente Cenerentola ambientale del Belpaese. I criteri impiegati per stilare la classifica inchiodano la classe politica etnea alle proprie responsabilità.
Si tratta di voci assai precise, non falsificabili: concentrazione di polveri sottili (su percentuali preoccupanti); servizio di depurazione (praticamente assente); piste ciclabili (pochi metri su centinaia di chilometri di strade, per altro inaugurati in pompa magna con tanto di sorrisi a favor di telecamera). E ancora, il monitoraggio di Legambiente boccia senza appello la raccolta differenziata catanese, tema su cui l'Amministrazione comunale non ha fatto mancare annunci e slogan, con il solo risultato di uno stallo su numeri trascurabili, tra il 5 ed il 6%. Altre voci negative sono rappresentate dal trasporto pubblico e/o collettivo, dalla circolazione alternativa e dal teleriscaldamento.
Dinnanzi a cifre così spaventose, qualsiasi amministratore serio reagirebbe fiondandosi all'Ufficio Politiche Ambientali, giusto per capire in profondità i problemi e per predisporre contromisure credibili. La politica etnea, invece, minimizza. Oppure sceglie il silenzio. Eppure la qualità ambientale non è una tara del destino, non è frutto di malasorte geografica e non è neppure immodificabile: al contrario, può cambiare.
Il guaio è che ormai quasi nessuno, qui, pronuncia il verbo "cambiare". Un'ultima annotazione: a guidare la graduatoria redatta pochi giorni fa sono le città più a nord, in particolare quelle del nord-est. Le città delle regioni meridionali, specularmente, presentano livelli di vivibilità imbarazzanti. Ebbene, i cittadini di Palermo sono meno capaci delle popolazioni venete? O non sarà il caso, piuttosto, di approfondire il ruolo delle cosiddette eco-mafie?
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