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Magari si potesse raddrizzare l’Italia come la Costa Concordia

La sorte del Paese legata al dito medio del Pd

La Mano di Fatima
La Mano di Fatima

Magari fosse facile raddrizzare la situazione dell’Italia come è stato fatto con la Costa Concordia. Ovviamente non con l’obiettivo di portare il Paese in un cantiere navale per demolirlo. In questi giorni, se possibile, la situazione è diventata ancora più ingarbugliata e complicata. Tanti colpi di scena e qualcuno comincia ad avere l’impressione che forse servono o servirebbero a distogliere l’attenzione dai problemi reali dell’Italia.
La questione principale è sempre quella della decadenza da senatore di Silvio Berlusconi. Tutto sembra essere legato al dito medio della mano dei senatori del Partito Democratico. Ovviamente, non nel senso del gesto volgare ma perché se si introduce la mano con il dito medio teso nella fessura dei tasti per votare si potrà premere solo quello del “si”. Nemmeno la “mano di Fatima” ha mai avuto questa importanza. Immortalare l’atto di ogni singolo parlamentare potrebbe dimostrare che nel segreto del voto nessuno concederà “mercede” allo storico nemico mandandolo così a casa. Questo, a detta dei “falchi” del Pdl porterebbe alla caduta del governo guidato da Enrico Letta perché si tratterebbe di fatto di un tradimento messo in atto contro l’alleato Silvio. Non tutti, però, sono d’accordo. Il primo a dissentire per “responsabilità” è stato il senatore Domenico Scilipoti; «Non ho vincolo di mandato, quindi potrei appoggiare anche un nuovo esecutivo». Ma questa non è stata certo una sorpresa. La sorpresa è arrivata grazie al fuori onda di Giuseppe Castiglione nella trasmissione “Piazza Pulita” su La7. Il coordinatore regionale ha detto: «Se Berlusconi fa cadere il governo Letta? Allora sarà una tragedia… A Berlusconi ho già espresso il mio punto di vista sulla situazione, lui lo valuterà. Noi di sicuro non appoggiamo la caduta di Letta. Con Alfano leader invece saremmo pronti a remare tutti verso la stessa direzione… Due, tre? No siamo assai, se cade il governo sarà una tragedia».
Ovviamente Castiglione si è affrettato a smentire. In realtà anche il quotidiano Libero alcuni giorni fa aveva pubblicato un articolo sul fatto che i parlamentari siciliani avrebbero continuato a sostenere Letta: «Alcuni fedelissimi azzurri, si diconi certi che i primi ad abbandonare la nave del Pdl sarebbero i siciliani. Pur facendo il condizionale, vengono chiamati in causa Salvatore Torrisi, Bruno Mancuso, Marcello Gualdani, Pippo Pagano, Giuseppe Ruvolo e Francesco Scoma». Tutti o quasi uomini di Alfano o Di Castiglione e perfino di Schifani. Alcuni giorni fa Torrisi avrebbe perfino detto: «Un governo di larghe intese è l'unica soluzione possibile per l'Italia, non possiamo abbandonarla dopo pochi mesi. Almeno la metà dei senatori, soprattutto del Sud, sono contrari alla cris». E Scoma aggiunge: «L’agibilità del Cavaliere va assolutamente difesa. Una crisi di governo potrebbe anche non portare direttamente alle urne. Ritengo che un governo si farà lo stesso anche senza il Pdl». Una manovra? Un Trucco? L’ipotesi è anche di Clandestinoweb: «La domanda che sorge spontanea ora, da un punto di vista comunicativo è duplice? Siamo così sicuri che Castiglione fosse del tutto ignaro del fatto che la telecamera lo stesse registrando? Possibile che un politico al giorno d’oggi, sia tanto sprovveduto da lasciarsi sfuggire una simile leggerezza? A voler mal pensare si potrebbe piuttosto credere che il tutto sia stato consapevolmente architettato». Tutto in politica è possibile. In fondo via Berlusconi si potrebbe creare il grande centro all’insegna del Partito Popolare Europeo. Scelta Civica nel congresso di Caorle ha di fatto sancito la spaccatura tra l’ala laica, i montezemoliani, e l’aria cattolica, Riccardi e Mauro, che punta all’alleanza con Letta sempre nel nome del Ppe. Questo spiegherebbe la nuova foto della sinistra italiana con Epifani, Schifani e Vendola. Grillini, Lega ed ex fascisti emarginati. E Renzi dove lo metto? Qualcuno spererebbe da nessuna parte. La Sicilia a questo punto resterebbe un’anomalia come ha ben esplicitato il deputato regionale dell’Udc Nicola D’Agostino che a Palermo è alleato di Rosario Crocetta, e quindi del Megafono, mentre nella sua Acireale si appresta ad organizzare le primarie del centrodestra visto che in questi anni i suoi uomini hanno appoggiato Nino Garozzo, sindaco uscente del Pdl. In questo caso assume una logica nuova e coerente l’appello di Nello Musumeci che invita a riformare la destra italiana. Se a tutto questo si aggiunge la crisi economica che non si ferma, la sentenza che condanna Berlusconi a dare un mucchio di milioni al “nemico” De Benedetti, gli altri processi del Cavaliere, la faida interna al Pd, quella interna al Pdl, la rinascita di Forza Italia, il quadro diventa non solo confuso ma anche fosco. E dire che ci lamentavano delle correnti della Democrazia Cristiana.

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