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Dalla passione di una fotografa i percorsi prediletti per immortalare gli sbuffi di lava dell’Etna

A Muntagna e i suoi scorci magici

Uno scatto dell’ultimo parossimo dell’Etna (foto Angela Platania)
Uno scatto dell’ultimo parossimo dell’Etna (foto Angela Platania)

La vita di un fotografo non è sempre semplice, soprattutto quando il soggetto da fotografare è un vulcano da pochissimo simpaticamente apostrofata dai seguaci, studiosi e affezionati col nomignolo “la vulcanessa”.
Perché questo termine al femminile? Perché l’Etna, malgrado sia un vulcano e quindi maschio, in realtà per i catanesi viene “vista” come natura femminile. In primis perché in gergo viene definita “la montagna” e poi come narrano scritture antiche, pare che il termine Etna provenga da “Aitna” atavica divinità greco-siciliota, figlia di Gea e Urano o di Briareo (secondo Alkimos). Simonide inoltre riporta di Lei riferendosi al suo ruolo di giudice nella controversia tra Efesto e Demetra per la dominazione della Sicilia. Unendosi con Zeus o forse con lo stesso Efesto la Dea generò i Palici, venerati presso l’antica Palikè (Mineo). Pure Pindaro parla di Aitne al femminile nelle sue Odi Pitiche”. Ma tutto questo non basta a far capire perché l’Etna è “simpaticamente” femminile. Lo è perché è madre dei catanesi, lo è perché è forte, affascinante, impetuosa, passionale, imprevedibile, capricciosa. Donna insomma fino all’ultima goccia di magma.
Il 15° parossismo, malgrado sia stato uno dei più intensi e spettacolari e si sia protratto per ben due giorni, in realtà poco a concesso di sé ai suoi ammiratori. Il mal tempo, la pioggia, il vento e poi anche la neve hanno ridotto così tanto la visibilità da impedire foto e altro. Purtroppo non ci sono filtri che riescano a contenere nebbia e fumo per seguire le metamorfosi del cratere di sud est.
Se state cercando l’emozione dal vivo, ecco quali sono le zone da cui questa meraviglia della Natura è più visibile.
Sicuramente il versante migliore è la zona di Zafferana, Giarre, San Giovanni La Punta e paesi del versante sud est. Un ottimo luogo (per la vicinanza del cratere) da cui poter assistere al parossismo del cratere di sud est, è sicuramente la zona di “Piano del Vescovo” che in occasioni come questa è sempre gremita di fotografi e operatori video. Per raggiungere il Piano bisogna arrivare a Zafferana Etnea, proseguire per l’hotel Airone e percorre via Montagna per 14 km fin quando non si arriva su un ampio piazzale naturale. Per chi non ama i chilometri c’è la Mareneve dalla quale si ha una bella visuale laterale del cratere. Per raggiungerla occorre arrivare a Milo, proseguire per Fornazzo e, prima di arrivare nella piazza imboccare il bivio per il rifugio Citelli.
Nove chilometri e siete arrivati. Per una vista panoramica con visuale della Valle del bove bisogna tornare a Zafferana nei pressi del Mirador. Per i pigri impenitenti consigliamo l’uscita “Paesi Etnei” dalla tangenziale. Subito dopo la rampa di uscita vi si aprirà un mondo. Infuocato!
Una volta scoperti i posti bisogna sapere quando andarci. Seguendo il sito dell’Invg di Catania (http://www.ct.ingv.it) si possono controllare il tremore vulcanico e il segnale sismico e avere una visione aggiornata tramite le web cam.
Altre due web le trovate su: http://www.radiostudio7.it e http://www.lave-volcans.com/intro_webcams.html e se l’Etna vi contagia non perdetevi i gruppi su facebook.

di Angela Platania. Pubblicato in Cronaca il 15/11/2013 Scarica il pdf


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