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La protesta nasce dopo l’eliminazione delle Province, e qualcuno avanza l’ipotesi che la polemica sia solo elettorale

Area Metropolitana: Acireale mai con Catania

Il cartellone di protesta di Acireale contro l’area metropolitana
Il cartellone di protesta di Acireale contro l’area metropolitana

Uno dei temi caldi della campagna elettorale per le prossime amministrative ad Acireale è la questione legata all’Area Metropolitana. Gli acesi si dicono pronti a “scendere in piazza con le armi” piuttosto che essere inglobati a Catania. Ed i fino ad ora 6 candidati a sindaco (Seby Leonardi per il Pd, Roberto Barbagallo per l’Udc di Nicola D’Agostino, Michele Di Re per il centrodestra, Michele Alì per Sinistra Ecologia e Libertà e Acireale Bene Comune, Salvo Raciti per il Movimento 5 Stelle e Marcello Monaco per Partecipazione Popolare) sono concordi per mantenere a tutti i costi la totale autonomia di Acireale. Scelta condivisa dall’altro sindaco delle zona, quello di Aci Catena, Ascenzio Maesano. Una partita molto difficile perché la legge è molto chiara nel precisare che i liberi consorzi dei comuni devono avere una popolazione totale di 180 mila abitanti e i Comuni che vi aderiscono devono avere continuità territoriale. Giarre si è già tempo mossa e in accordo con altri Comuni pedemontani e jonici del catanese e quelli del messinese, compresi Taormina e Giardini, potrebbe diventare il comune capofila di un consorzio che vede insieme 45 centri, pari a circa 1200 chilometri quadrati e quasi 200 mila abitanti. Di questo consorzio farebbero parte, oltre a Giarre, anche Riposto, Santa Venerina e Zafferana che sbarrerebbero la strada ad Acireale verso un’ipotetica espansione verso nord. Per di più questi ultimi due comuni fanno già parte dell’Area Metropolitana di Catania.
Verso sud Acireale confina con Aci Castello, Aci Catena e Aci Sant’Antonio e qui problemi non ce ne sarebbero ma più in là non si va. Appare improbabile che i comuni territorialmente prossimi, Valverde, San Gregorio, Viagrande, Trecastagni e San Giovanni La Punta abbandonino Catania per consorziarsi con Acireale comune capofila. Per di più non si arriverebbe alla fatidica quota di 180mila abitanti. Per gli acesi la soluzione è ardua.
Ha provato a fornirla il Partito Democratico acese che ha organizzato un dibattito su “La Riforma delle Province: Liberi consorzi e Città metropolitane”, oltre al segretario regionale del Pd e parlamentare acese Fausto Raciti, del segretario provinciale Enzo Napoli, del segretario di circolo Antonio Raciti è intervenuto Antonello Cracolici, presidente della Commissione Affari Istituzionali dell'Ars che ha spiegato che la nuova legge non può che favorire Acireale sotto tutti i punti di vista.
«A dispetto dei toni da campagna elettorale - ha aggiunto Fausto Raciti - l'autonomia di Acireale non è affatto in dubbio. La Riforma non intacca le articolazioni amministrative della città (Sindaco, Consiglio comunale). Qualunque sarà la scelta che Acireale vorrà prendere in merito all'alternativa Città metropolitana-Libero consorzio, ciò che conta è far leva sulle opportunità di sviluppo introdotte dalla nuova disciplina degli Enti locali».
L’impressione, però, è che ad Acireale il dibattito sull’Area Metropolitana sarà lungo e molto, molto infuocato.

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